CAMAIORE. “Una volta c’era la sanità, ormai praticamente non c’e’ più. È alla disfatta, prendiamo per esempio gli ospedali. Una volta c’erano tanti ospedali, ogni paese aveva il suo, l’ospedale di Camaiore era rinomato per le operazioni agli occhi, quello di Viareggio il cui nome “il Tabaracci” incuteva timore per qualche ingessatura fatta male, poi c’erano l’ospedale di Seravezza e quello di Pietrasanta, però tutto sommato le cose filavano abbastanza lisce, potevamo scegliere dove farci ricoverare (di solito ognuno nel suo paese) e in caso di situazioni gravi potevamo comunque recarci a Cisanello (Pisa) o a Massa. Ma in pochi anni purtroppo la situazione è cambiata, un qualche genio della finanza della sanità ha deciso di creare un “OSPEDALE UNICO PER LA VERSILIA” per una maggiore razionalizzazione oltre che economicità così i vari ospedali paesani sono stati chiusi per creare un colosso sul quale dirottare tutti i malati della Versilia e tutti i migliori medici nei vari reparti, avrebbe dovuto essere un fiore all’occhiello per la provincia e invece cosa è successo?”.

E’ l’analisi di Fabrizio Pellegrini, coordinatore a Camaiore per Fratelli d’Italia. “Analizziamo i vari passaggi: L’idea di realizzare il Nuovo Ospedale della Versilia nasce nel 1984, in un’atmosfera di cambiamento segnata dall’attuazione della Riforma Sanitaria e dalla necessità di riorganizzare l’intera rete dei servizi ospedalieri, per creare una struttura unica, riducendo così le “fughe” verso Lucca o Pisa e anzi, creando attrattiva sui servizi della Azienda USL 12 di Viareggio. I vecchi presidi ospedalieri vengono quindi riconvertiti in presidi territoriali, la rete prende corpo, anche in risposta alle esigenze del bacino di utenza che dai circa 165.000 abitanti della Versilia, diventa di circa 500.000 unità nel periodo estivo. Le esigenze degli utenti crescono in complessità, e la risposta deve essere organica, in una logica di rete. La Regione, gli Enti locali, la ASL e il Volontariato, in stretta collaborazione, giungono alla concreta scelta dell’ospedale unico. Vengono coinvolti 4 professionisti dell’Università di Venezia per la scelta del sito su cui edificare il nuovo ospedale e nel 1991 vengono avviate le procedure di gara per affidare la progettazione esecutiva, la realizzazione e la fornitura delle attrezzature biomedicali. La gara si conclude nel 1992, nel 1994 viene ottenuto il finanziamento e i lavori prendono inizio nel 1995, e da lì in poi non cessa mai il cantiere, fino al 2002, anno dell’inaugurazione ufficiale. Non si ha cura solo della parte edilizia, bensì del coinvolgimento di tutti nell’”avventura” del nuovo ospedale. Vengono infatti coinvolti i professionisti grazie a gruppi di lavoro dedicati, ciascuno in relazione alle proprie competenze, in parallelo ad un grande sforzo di ammodernamento tecnologico e strumentale, con sistemi avanzati di trasporto leggero e pesante: un ospedale ultramoderno, basti pensare al sistema di trasporti pesanti e leggeri, coi robottini che viaggiano su binari guidati per biancheria pulita e sporca, referti e valigette 24 ore, su soffitto e controsoffitto, si fa un numero e si trasportano referti medicinali”.

“Allora sappiate – scrive Pellegrini – che per esempio tutto l’impianto per lo smistamento delle medicine è finito ad un robivecchi, questo perché è successo?? E’ successo perché i direttori da 100/150 mila euro l’anno delle 4 ESTAV e delle 12 SOCIETA’ DELLA SALUTE (a voi il conto di quanto ci costano questi enti inutili che servono solo a mascherare i disavanzi delle asl, ma di questo parleremo un’altra volta) hanno deciso che materiali e mezzi all’avanguardia per i quali milioni di euro sono stati spesi, non servivano più. Stanno cercando di tagliare i costi in attesa di un inevitabile collasso, riducendo i servizi e quindi la capacità funzionale dell’ospedale stesso. Già tanti reparti sono stati chiusi, da oltre 600 posti letto l’ospedale ormai non è ridotto che a meno di 300. Chi si sente male spesso spende meno a recarsi ad una visita privatamente piuttosto che pagare il ticket e aspettare dei mesi. Allora la nostra domanda è chi è che ha interesse a trasformare una struttura pubblica costata miliardi in una struttura privata?? Proprio così, privata, perché l’ospedale unico si sta lentamente trasformando in una società pluriservizi, e a conferma di questo stanno per nascere pure le CASE DELLA SALUTE in pratica ospedali privati dove verranno dirottate le persone bisognose. Meditate gente, meditate”.

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